Le piattaforme di streaming audio non fermano la loro corsa. Perché gli investitori stanno scegliendo questo mezzo per le proprie campagne
4 aprile 2023
La dimensione del Digital Audio sta crescendo negli ultimi anni e continuerà a farlo in maniera abbastanza rapida secondo le previsioni. Questo non solo nei mercati più ricettivi, come gli Stati Uniti e il Regno Unito, ma anche nel resto d’Europa. A dare conferma di una percezione presente in chi lavora nel settore della comunicazione e dell’advertising è un report di Iab Italia di inizio 2023 che disegna lo stato dell’arte del Digital Audio nei metodi di fruizione e nelle prospettive di crescita. Secondo il “White paper” in questione
“un indicatore della vitalità degli investimenti in produzione di contenuti è dato dal valore del mercato mondiale del Digital Audio Workstation (DAW), ovvero l’insieme dei software per la produzione, l’editing, la registrazione e l’organizzazione di file audio, mercato che nel 2021 è stimato in 2,49 miliardi di dollari con una crescita prevista anno su anno mediamente del 9% fino al 2029”.
L’advertising su questo mezzo, secondo Iab, vale nel mondo oltre 7 miliardi e mezzo di dollari, investimenti che sono in crescita a doppia cifra da 3 anni (solo il 2022 ha fatto il +20,5% sul 2021) e si stima una crescita media annua intorno al 7% fino al 2027.
Ma per quali ragioni sta avendo questo successo di investimenti e di consumi? Innanzitutto, perché rispetto allo scorso decennio si hanno a disposizione tecnologie più avanzate e maggiori capacità di connessione. Webradio, Spotify, radio tradizionali e le piattaforme di podcast sono collegabili a Smart Speaker (dispositivi che riproducono i contenuti audio rispondendo ai comandi della nostra voce), Smart Tv, automobili e smartwatch, creando una continuità di consumo lungo l’arco della giornata. Un altro vantaggio del digital audio è molto banale: non necessita di osservare uno schermo. Questo dà la possibilità di ascoltare musica, rassegne stampa o programmi radiofonici mentre si svolgono altre attività, come la palestra, la cucina o la guida. Terzo pregio, ma non per importanza, è l’estrema capacità di personalizzazione offerta dalle piattaforme. Spotify, ad esempio, permette di ascoltare playlist musicali in base a umore, genere o attività svolta, mentre le piattaforme di podcast offrono la possibilità di fruire di singoli progetti editoriali e di ascoltare i nostri programmi radiofonici preferiti senza il bisogno della diretta.
Per tutti questi motivi, investire in campagne adv sull’audio è diventato per gli inserzionisti un’ottima opportunità di comunicazione. Gli spot in questi casi arrivano in maniera mirata su un target selezionato, su una specifica area geografica e vengono erogati in un momento in cui l’ascoltatore è davvero interessato alla traccia audio che ha scelto. Secondo una recente ricerca proprio di Spotify, questo aumenta di 5 volte l’attenzione dell’utente e, quindi, la capacità di ricordare lo spot pubblicitario è molto maggiore rispetto ad un’erogazione casuale del messaggio.
Tutta l’erogazione di queste campagne è poi monitorabile attraverso un’analisi dei dati che fa andare nel dettaglio rispetto a quanto il messaggio sia stato ascoltato, con quanta efficacia e con quale proporzione le fasce di età sono state raggiunte. Nel caso di Rivetti Pubblicità, tutte le campagne sono seguite dalla stesura di un report, certificato da organismi terzi di valenza internazionale, che riporta i monitoraggi di tutte le metriche rilevanti. Insomma, con il digital audio i buyer possono fare affidamento su un mezzo di pianificazione targetizzato, misurabile nei dettagli e ad alto engagement, tale da rendere l’advertising più facile da ricordare.