Evoluzione del mercato italiano e peculiarità della vendita pubblicitaria locale. Parla Orsola Sinchetto, AD di Rivetti Pubblicità

10 maggio 2023

Orsola Sinchetto è AD di Rivetti Pubblicità e socia dell’azienda. Si è laureata a pieni voti in Economia Aziendale all’Università di Torino e, dopo diversi anni da responsabile dell’organizzazione di eventi per una piccola azienda, prima, e di agente di commercio per la vendita di spazi pubblicitari a livello nazionale, poi, è entrata in Rivetti Pubblicità nel 2012 con il ruolo di supporto e gestione della rete vendita. Questa volta con focus su clientela di respiro locale, con nuove sfide e un contesto economico in continuo cambiamento. Con lei andiamo a scoprire come sta evolvendo il mercato della pubblicità in Italia e come Rivetti Pubblicità lo affronta.

 

Per una concessionaria di pubblicità e di consulenza in ambito di advertising, quali sono le sfide più importanti?

 

La più importante è rimanere sul mercato, essere strutturati e restare al passo con i tempi. Una crisi come il covid può portare criticità fortissime, quindi servono società molto solide per affrontare queste sfide, e noi lo siamo. Altre realtà, specialmente quelle che sono più abituate a lavorare sul flusso di cassa, sono rimaste più vulnerabili. Altro aspetto cruciale è quello di dover accrescere l’offerta di spazi pubblicitari con mezzi sempre nuovi e al passo con i tempi. Non può bastare quello che si ha già, serve trovare nuove strade che offrano ai clienti un servizio a 360 gradi. Quando un cliente ci chiede di aiutarlo a scegliere la strada migliore per il suo business, avere un solo mezzo limiterebbe molto la capacità di rispondere ai suoi bisogni. Se si possiede un’offerta crossmediale come la nostra, dal cinema, all’out of home, fino al digitale, si hanno molte più possibilità di trovare le combinazioni adatte a costruire la campagna comunicativa giusta per il cliente.

 

Il mercato italiano fa più fatica degli altri a recepire la possibilità di investimenti pubblicitari sul digitale?

 

L’italia è sicuramente da sempre un Paese lento a recepire ciò che avviene a livello internazionale. Un po’ per età anagrafica e un po’ per motivi culturali. Però alla fine tutto arriva, non possiamo pensare di non essere coinvolti dalle evoluzioni che caratterizzano il resto del mondo. Le grandi aziende, per esempio, hanno storicamente scelto di allocare la maggior parte del budget pubblicitario sulla televisione, che ha rappresentato per decenni il mezzo più importante in termini di fatturato. Ma anche in Italia questi investimenti si stanno riducendo a favore del mercato digitale.

 

Ci sono difficoltà ad illustrare il funzionamento dell’advertising sul digitale? Se sì, come le superate?

 

C’è spesso difficoltà a spiegare perché non c’è molta preparazione sui mezzi. I clienti con cui ci interfacciamo, avendo aziende principalmente di piccole e medie dimensioni, sono spesso al contempo i responsabili dell’attività e i decisori in ambito comunicativo. Hanno dunque impegni che assorbono il loro tempo e non riescono ad informarsi costantemente su tutto quello che riguarda la comunicazione digitale. La nostra capacità è quella di essere maestri in questa attività di consulenza e di consigliare al cliente quale investimento in adv possa essere il più efficace per lui. Mentre per vendere l’out of home gli aggiornamenti tecnici sono relativamente limitati, nel mercato del digitale la formazione è continua. Una delle mie principali occupazioni è quella di fornire alla rete commerciale continui spunti sui trend del digitale, per far sì che possano poi illustrarli al meglio ai clienti.

Ripartiamo da questo punto. Lei ha avuto occasione di lavorare all’interno di IGPDecaux alla vendita di spazi a livello nazionale, per poi passare a gestire la rete vendita sulla pubblicità locale di Rivetti Pubblicità. Che differenze ci sono tra questi due mondi? 

In termini oggettivi la clientela locale ha sede in un certo territorio e un giro d’affari in quello stesso territorio. Le panetterie o i concessionari d’auto funzionano in questo modo. E’ invece considerata nazionale un’azienda che opera in tutta Italia e, potenzialmente, in tutto il mondo. In termini commerciali la grande differenza, che è per me di grandissimo stimolo, è che a livello nazionale ti interfacci con manager o responsabili marketing dell’azienda. Hanno un budget predefinito che devono “solo” decidere di allocare. A livello locale, invece, ti interfacci spesso con l’imprenditore che sta investendo il proprio budget in prima persona. In questo caso c’è una sfida in più, perché devi convincere l’imprenditore ad investire il proprio denaro, magari distogliendolo da altri investimenti, negli strumenti di comunicazione che gli stai proponendo. E’ una grande sfida anche per il senso di responsabilità che genera: la tua consulenza può essere strategica per il successo del cliente. In questa relazione, poi, se nasce un rapporto di fiducia e stima reciproca, si rimane vicini per sempre a quell’imprenditore, divenendone fornitori e consulenti fidati. E questo è quello che succede a me e a tutto il mio team nella maggioranza dei casi!

Per lei cosa vuol dire essere socia e AD di Rivetti Pubblicità?

La prima cosa che mi viene da dire è che questo è il miglior lavoro che potessi fare, sia per la mia formazione, che per le mie ambizioni e passioni. Il mio ruolo mi permette di interfacciarmi con proprietari e dirigenti di aziende importanti a livello nazionale e non solo, come IGPDecaux e il gruppo Gedi. Il personale di Rivetti Pubblicità è molto affiatato. Lavoriamo insieme da anni ed entrare in ufficio è come essere in famiglia. Lo stesso vale per il rapporto che mi lega ai collaboratori e alla rete commerciale. Ma quando la mia attività mi lascia tempo libero non vedo l’ora di viaggiare. Un po’ sott’acqua e un po’ sopra.